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Come l’uranio impoverito uccide i militari statunitensi

La tragedia di Dustin Brim

di Christopher Bollyn

26 gennaio 2006

[l’originale è qui ]

In Iraq l’impiego diffuso di armi contenenti uranio impoverito ha portato a un tasso di mortalità tra i militari statunitensi molto più alto di quanto ammesso dal Pentagono. La tragedia di Dustin Brim è la storia mai raccontata di una di queste vittime.

ORMOND BEACH, Florida — Un’allarmante alta percentuale di militari statunitensi che hanno prestato servizio in Iraq è stata afflitta da una varietà di problemi di salute noti comunemente come la sindrome della guerra del Golfo. L’esposizione all’uranio diffuso dall’utilizzo di armi all’uranio impoverito si pensa sia la causa primaria dell’alto tasso di disturbi cronici e di mortalità tra i veterani della guerra del Golfo.

Nel 2004 il dott. András Korényi-Both, uno dei primi ricercatori ad avere pubblicato studi sulla sindrome della guerra del Golfo, mi disse che quasi il 30% dei veterani della guerra del Golfo che avevano partecipato alla prima invasione dell’Iraq erano afflitti da problemi di salute cronici, il che risulta in un tasso di disabilità 5 volte superiore di quello riscontrato nel caso della guerra del Vietnam.

Mentre nella prima invasione statunitense dell’Iraq le perdite di vite inizialmente erano leggere, alla fine quelle a lungo termine nel caso della guerra del 1991 superavano il 30%, secondo Terrell E. Arnold, ex-direttore del Dipartimento di studi internazionali al National War College [letteralmente, Scuola superiore nazionale di guerra]. Il tasso di vittime a lungo termine dall’attuale guerra Iraq, dice Arnold, è probabilmente molto più elevato.

“La seconda guerra del Golfo è, ed è stata, qualcosa di molto più tremendo,” ha scritto Arnold. “I combattimenti sono stati più pesanti e molto più prolungati. Sono state utilizzate molte tonnellate di armi all’uranio impoverito, insieme ad altri armamenti tossici. Per questo, un tasso di vittime a lungo termine per le forze statunitensi tra il 40% e il 50% sembra realistico.”

In effetti, come ho scoperto nel 2004, al 40% dei militari di una certa unità, al rientro dopo una permanenza in Iraq di un anno e pochi mesi, sono state trovate che avevano sviluppato masse tumorali maligne.

András Korényi-Both dice che quell’unità, della quale faceva parte suo figlio, è tornata di recente dall’Iraq, dove aveva preso parte all’assalto iniziale a Baghdad. In quell’unità di 20 militari, a 8 di loro al rientro negli USA sono state trovate “masse maligne che si erano sviluppate,” ha detto András.

Le statistiche ufficiali sui morti e sui feriti nella guerra di 15 anni contro l’Iraq non considerano i veterani i cui danni alla salute conseguiti per avere prestato servizio in quel conflitto sono diventati palesi solamente dopo il loro rientro dall’Iraq. Il tasso ufficiale dei morti e dei feriti in Iraq non include questi veterani, molti dei quali soffrono di morti lente e dolorose come conseguenza diretta dell’avere prestato servizio in quella guerra. Dustin Brim era uno di loro.

“Alla fine saremo in grado di stabilire se, visto il risultato ottenuto, valeva la pena danneggiare, storpiare, o distruggere le vite di 60.000 — 70.000 statunitensi, per non parlare degli effetti sulle loro famiglie e sulle loro comunità?,” si chiede Arnold nel suo articolo Seeing Our Way Out of Iraq [letteralmente, Vedere la nostra via d’uscita dall’Iraq].

Ascoltando Lori Brim, una ragazza-madre che ha perso il figlio 22enne nella guerra in Iraq prestando servizio come meccanico dell’esercito statunitense, non mi aveva mai sfiorato l’idea di chiederle se avesse pensato che il suo [di lei, ndt] sacrificio fosse servito a qualcosa. La profondità della sua tragedia aveva reso tale domanda crudele e assurda.

Lori ha perso Dustin, il suo unico figlio, morto all’ospedale Walter Reed Hospital a Washington DC il 24 settembre 2004, dopo avere lottato per 6 mesi contro ciò che alla fine gli fu diagnosticato come un linfoma non-Hodgkins diffuso a grandi cellule B. Quando Lori ha chiesto ai medici come suo figlio, giovane, sano, e forte avesse contratto quel tumore, tutti le hanno risposto: “Sfortuna.”

Chi lavorava al suo caso e gli infermieri dell’ospedale sono stati più disposti a parlare. Varie volte durante i 6 mesi gli infermieri prendevano Lori in disparte incoraggiandola a fare qualche ricerca sull’uranio impoverito. Tutti i commenti delle infermiere erano “ufficiosi,” ha detto Lori.

Alla domanda di chi fosse stata l’idea di Dustin, un 20enne di Daytona Beach, in Florida, con la passione per le automobili, di arruolarsi nell’esercito nell’estate del 2002, Lori ha detto: “È stata mia.” Dustin non voleva arruolarsi nell’esercito, ha detto la madre.

Dustin però non avrebbe mai dovuto trovarsi nelle zone di guerra, ha aggiunto la donna. Il reclutatore dell’esercito degli Stati Uniti le aveva promesso che il suo unico figlio non sarebbe stato mandato in guerra.

Lori, da ragazza-madre, aveva avvicinato un reclutatore dell’esercito degli Stati Uniti perché preoccupata per il bene del figlio. Benché né lei né il padre [naturale] di Dustin fossero nell’ambiente militare, Lori pensava che stare nell’esercito sarebbe stato un bene per il figlio perché gli avrebbe impartito la disciplina e l’indirizzamento dei quali suo figlio aveva qualche bisogno.

Dustin, che aveva una inclinazione per la meccanica,  divenne un meccanico dell’esercito, uno specialista E-4 Specialist che prestava servizio alla 1ª compagnia manutenzione sotto il 541° battaglione di manutenzione di Fort Riley, nel Kansas; fu dispiegato in Iraq nell’agosto 2003.

Il compito di Dustin in Iraq consisteva nel lavorare sui veicoli fuori uso dell’esercito, inclusi i carri armati, che la sua unità recuperava e riparava, o se danneggiati al punto di essere irreparabili, distruggeva sul posto con esplosivi. La maggior parte di questi veicoli, essendo stata nel campo di battaglia, era fortemente contaminata da uranio impoverito e da altre sostanze tossiche.

Il dott. Doug Rokke, ex-direttore del progetto U.S. Army’s Depleted Uranium Projectu [letteralmente, Progetto dell’esercito statunitense sull’uranio impoverito], ha detto che i meccanici come Dustin non erano adeguatamente addestrati o protetti per lavorare sui veicoli contaminati dall’uranio impoverito. Lori ha detto che suo figlio non era stato munito nemmeno di un paio di guanti, per non parlare di una maschera o di abbigliamento protettivo. Il fatto che l’esercito non abbia né informato né addestrato il personale sui pericoli dell’esposizione all’uranio impoverito è una delle preoccupazioni principali del dott. Rokke.

A Natale 2003, Dustin ha sorpreso i genitori con una visita inaspettata dopo solo 4 mesi di permanenza in Iraq. È stata l’ultima volta che Lori ha visto suo figlio in buona salute. Una fotografia di Dustin scattata in Iraq nel febbraio 2004 lo mostra sorridente e forte.

Agli inizi di marzo, tuttavia, Dustin ha cominciato a lamentare dolori addominali. Quel mese è finito per visitare 11 volte i medici nella sua base lamentando forti dolori e una costipazione durata per settimane. È stato rimandato a fare il suo lavoro e gli è stato detto di “risolvere da solo il proprio problema.”

Durante le ultime 2 settimane di marzo ha scritto alla madre dicendole che non riusciva a mandare giù nemmeno un boccone e che il suo dolore era così persistente e insopportabile che temeva di non riuscire a mantenere la concentrazione e di deludere i suoi commilitoni.

Il 31 marzo è svenuto per il dolore e la difficoltà a respirare. Il sergente che per caso era lui in quel momento lo ha portato dai medici i quali, ritenendo che avesse problemi di cistifellea, lo hanno mandato all’ospedale di Baghdad.

Il giorno successivo, il 1°  aprile, è stato il 22° compleanno di Dustin. Dopo essere stato controllato e drogato fortemente con la morfina, i medici gli ha permesso di chiamare casa per dire alla madre che era molto malato a causa di un tumore.

A Baghdad i medici avevano scoperto che Dustin aveva un’enorme massa tumorale cancerogena all’esofago che gli limitava severamente il respiro, un polmone collassato, un rene andato, numerosi coaguli di sangue, e un tumore al fegato che progrediva.

I medici non potevano credere che a Dustin fosse stata rifiutata l’assistenza medica per così tante volte e Dustin riuscisse ancora a sopportare il fortissimo dolore portando sulla schiena uno zaino di 80 libre [36 chilogrammi, ndt], ha detto la madre.

Dustin è stato trasferito in aereo all’ospedale militare di Landstuhl, in Germania, e poi all’ospedale Walter Reed Hospital a Washington DC.

Da aprile a settembre, Dustin è stato sottoposto a 6 diversi tipi di chemioterapia. Ogni terapia sembrava funzionare solo per pochi giorni, dopodiché il cancro tornava a vendicarsi. Il 24 settembre 2004 Dustin è morto ucciso dal cancro che aveva colpito tutti gli organi del corpo ad eccezione del cuore e del cervello, come ha rivelato l’autopsia.

“Sapevo fin dall’inizio che Dustin era stato esposto a qualcosa in Iraq o che il suo sistema immunitario era stato alterato dai vaccini che i soldati avevano dovuto assumere,” ha detto Lori. “I medici non volevano commentare i miei pensieri, ma alla fine concordavano di non avere mai visto niente di simile.”

Le infermiere comunque hanno detto a Lori di continuare a fare ricerche sull’uranio impoverito. “Dustin non è il primo e non sarà l’ultimo,” le ha confidato un’infermiera.

“Negli Stati Uniti gli addetti alla professione medica sono il gruppo più controllato al fine di proteggere le armi nucleari e i programmi di energia nucleare,” ha detto, a proposito del silenzio dei medici, Lauren Moret (*), un’esperta di radiazioni che lavora a Berkeley. L’imbavagliamento degli addetti alla professione medica è stato ottenuto con la legge Health Insurance Portability e Accountability Act [letteralmente, Legge sulla trasferibilità delle assicurazioni sanitarie e sulla responsabilità individuale] (HIPAA) del 1996 che prevede che i medici e gli infermieri possano essere multati e imprigionati se divulgano informazioni sulla salute di un’altra persona, perfino di un parente.

“La storia di  Dustin Brim è meramente l’ennesima tragedia evitabile del nostro uso folle delle munizioni all’uranio,” ha affermato Rokke.

“Quando ho perso Dustin, ho perso me stessa,” ha detto Lori. “È qualcosa che non sarebbe dovuto succedere.”

“C’è qualcosa sotto, ma nessuno vuole parlarne ufficialmente. Condividendo che lei la storia di mio figlio nella speranza che forse cambi qualcosa.”

Dustin Brim, 21enne, di Daytona Beach, nella Florida, in Iraq nel febbraio 2004. A meno di 2 mesi da questa fotografia, Dustin è stato afflitto gravemente da enormi masse tumorali cancerogene che gli impedivano di respirare e mangiare normalmente. A meno di 7 mesi di distanza, è morto all’ospedale Walter Reed Hospital, all’età di 22 anni a causa di un linfoma; la sua morte inutile e tragica è stata provocata dall’avvelenamento da uranio impoverito.

Il dott. Doug Rokke, ex-direttore dell’U.S. Army’s Depleted Uranium Project [letteralmente, Progetto dell’esercito statunitense sull’uranio impoverito], sta facendo pressione perché l’esercito statunitense si attenga al proprio regolamento in materia di uranio impoverito. Uno dei punti chiave che mette in evidenza è che i militari statunitensi non sono informati né protetti dai pericoli dell’esposizione all’uranio impoverito.

La fotografia riportata qui sotto mostra come Dustin Brim e i suoi commilitoni lavoravano con i veicoli da combattimento senza un minimo di protezione. Lavorare con veicoli contaminati dall’uranio impoverito senza un abbigliamento protettivo simile a una “tuta spaziale” provocherà certamente perdite di vite umane e problemi di salute a lungo termine.

Mentre Dustin stava morendo in un letto dell’ospedale Walter Reed Hospital, un’infermiera ha detto alla signora Brim di fare qualche ricerca sugli effetti dell’uranio impoverito sulla salute degli esseri umani. “Non è il primo e non sarà l’ultimo,” quell’infermiera ha detto alla madre.

(*) In base a sviluppi successivi è possibile che anche Leuren Moret faccia parte della rete criminale giudaica, ndt.



Vedere anche l’articolo:
Uranio impoverito sotto accusa per i tumori tra i veterani della guerra in Iraq 

Importante:

Christopher Bollyn e famiglia sono MIA (*)

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Fate circolare i collegamenti telematici ai suoi articoli e cercate di trovare più persone che si uniscano a noi nella nostra lotta per esporre la corruzione. Non permettere “loro” di eliminarci tutti! Mostrate che tutto ciò vi importa!

(*) MIA, ovvero “Missing in Action,” si traduce in “disperso in un’azione di guerra.”