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Perché tra le macerie del World Trade Center
c’era ferro che bolliva?

di Christopher Bollyn

6 maggio 2006

[l’originale è qui ]
 
LE PROVE DELLA PRESENZA DI METALLO FUSO NEL WORLD TRADE CENTER

I fumi bluastri che per settimane salivano dalle macerie del World Trade Center distrutto contenevano quantità senza precedenti di particelle tossiche ultrafini che si generano solo quando il metallo bolle.

In fotografia: Questi fumi biancastri-bluastri che salgono dalle macerie del World Trade Center contengono principalmente particelle ultrafini e nanoparticelle vaporizzatesi negli incendi eccezionalmente caldi che cuocevano le macerie per settimane dopo l’attentato dell’11 settembre.

Perché gli scienziati statunitensi non indagano la più grande bufala scientifica dei tempi moderni [ovvero la versione ufficiale secondo cui il crollo delle torri gemelle e dell’edificio 7 sarebbe stato dovuto allo schianto degli aerei e agli incendi che si sono sviluppati successivamente, ndt]?

Sono tutti codardi o prostitute?

Nota: Informatevi sugli inganni relativi ai problemi di salute provocati da queste particelle minuscole:
DeceptionDust-I.htm

DAVIS, California – Nei giorni successivi l’attacco dell’11 settembre, vedendo il fumo chiaro di colore bluastro che saliva dalle macerie del World Trade Center, Thomas A. Cahill, un esperto di aerosol sospesi nell’aria e direttore del gruppo DELTA presso l’Università di California a Davis, sapeva che quei fumi contenevano grandi quantità di particelle estremamente piccole ed estremamente tossiche delle dimensioni del milionesimo di metro o meno.

Queste particelle e nanoparticelle, a differenza di quelle di polvere (molto più grandi), generatesi nella distruzione delle torri gemelle, sono particolarmente pericolose a causa delle loro dimensioni estremamente ridotte che consentono loro di insinuarsi all’interno del corpo umano, arrivando a penetrare il nucleo delle cellule.

Alla fine del settembre 2001, Robert Leifer, un collega del Department of Energy’s Environmental Measurement Laboratory [letteralmente, Laboratorio di misure ambientali del Dipartimento dell’energia degli USA] della città di New York ha contattato Cahill chiedendogli di mandargli uno dispositivo di analisi dell’aria del gruppo DELTA noto come l’8-stage rotating drum impactor [letteralmente, impattatore a tamburo rotante a 8 stadi].

Per il 2 ottobre 2001 l’unità di analisi dell’aria del gruppo di Davis era installata sul tetto del laboratorio situato al numero civico 201 di Varick Street, ai margini della “zona interdetta” [nel testo, exclusion zone], approssimativamente un miglio [circa un chilometro e mezzo, ndt] a nord del macerie fumanti del World Trade Center. L’unità disposta in cima a un palazzo di 12 piani, pur trovandosi circa 150 metri sopra il livello della strada, era a un’altitudine inferiore rispetto alla maggior parte degli edifici circostanti. La zona interdetta era quell’area intorno al World Trade Center rimasta senza elettricità a causa della distruzione della centrale elettrica situata sotto l’edificio 7 del World Trade Center.

Gli esami dei campioni dell’aria da parte di Cahill è iniziata il 2 ottobre e sono proseguiti fino alla fine di dicembre, quando gli ultimi incendi furono finalmente spenti.

Alla domanda perché ci sia voluto così tanto tempo per iniziare una valutazione scientifica della contaminazione dell’aria conseguente la distruzione del World Trade Center, Cahill ha detto di aver assunto che dopo l’attentato dell’11 settembre nella città di New York vi fossero parecchi enti e scienziati che esaminassero la qualità dell’aria.

“Assumevo che così fosse; non potevo credere altrimenti,” ha detto Cahill. “[L’impattatore a tamburo del gruppo di Davis] è stato il solo; l’EPA non ha fatto nulla.”

Quando, nel gennaio del 2002, Cahill è andato nella città di New York, un funzionario dell’ufficio regionale dell’Environmental Protection Agency (EPA) (*) piuttosto che apprezzare lo sforzo profuso dal professore della California nel valutare la tossicità dell’aria della città, gli ha riservato invece due domande: “Chi gliel’ha chiesto di farlo?” e “Chi ha pagato [le sue analisi]?”

Mentre Christine Todd Whitman, allora amministratrice dell’EPA, ha reso noto ai cittadini della città di New York che nei giorni e nelle settimane successivi l’attentato dell’11 settembre l’aria era respirabile, Cahill ha detto che ci sono state violazioni tremende dei valori di norma che hanno messo a rischio la salute di chiunque fosse rimasto esposto ai fumi provenienti dalle macerie [del World Trade Center]. I più colpiti da quelle esalazioni tossiche sono stati i lavoratori che a migliaia hanno operato sopra la pila di macerie, ha aggiunto Cahill.

Nel mese di gennaio James Zadroga, un investigatore di 34 anni della polizia di New York, è morto di una malattia polmonare e per avvelenamento da mercurio; aveva trascorso centinaia di ore a Ground Zero (**) lavorando al recupero e alla pulitura del sito.

Le condizioni per coloro che hanno lavorato a Ground Zero senza respiratori erano “brutali,” mentre erano un po’ meno peggio per coloro che lavoravano o vivevano negli edifici adiacenti, ha affermato Cahill, professore emerito di Fisica e scienze dell’atmosfera. Ha aggiunto: “È come se avessero lavorato all’interno di una catasta di un inceneritore.”

“Il mucchio di macerie ha agito come un impianto chimico, cuocendo insieme le componenti degli edifici e ciò in essi contenuto, compresi computer in gran quantità, e rilasciando gas contenenti metalli tossici, acidi, e sostanze organiche, per almeno 6 settimane,” ha detto Cahill.

Il lavoro del gruppo DELTA ha rivelato nei fumi provenienti dalle macerie del World Trade Center la presenza di aerosol metallici composti da particelle estremamente piccole in quantità senza precedenti. La maggior parte delle particelle in questi fumi rientrano nella categoria delle particelle ultrafini più piccole e delle nanoparticelle: [del diametro di] 0,26-0,09 micrometri.

Il livello straordinariamente alto di aerosol composti da particelle ultrafini è stato uno degli aspetti più insoliti dei dati [acquisiti], ha affermato Cahill.

“La generazione di particelle ultrafini richiede temperature estremamente alte,” ha dichiarato Cahill, “vale a dire quelle del punto di ebollizione del metallo.”

I dati di Cahill, il quale ha detto di non essere a conoscenza delle prove che confermano l’esistenza di metallo fuso nelle macerie del World Trade Center, mostrano alte concentrazioni di particelle ultrafini nei fumi e dimostrano che per settimane sono persistite zone a temperature incredibilmente alte, in grado di far bollire e vaporizzazione i metalli e altri componenti delle macerie.

“A 21 giorni dall’attacco, gli incendi stavano ancora bruciando e continuava a scorrere acciaio fuso,” ha detto Leslie Robertson, ingegnere strutturale responsabile della progettazione del World Trade Center, il 5 ottobre 2001 in occasione della National Conference of Structural Engineers [letteralmente, Conferenza nazionale degli ingegneri strutturali].

Nel 2002 ho riportato la notizia che pozze “letteralmente di acciaio fuso” erano state viste negli interrati delle torri gemelle e dell’edificio 7 del World Trade Center, ovvero i tre grattacieli crollati nell’attacco dell’11 settembre, dal personale delle ditte che avevano ricevuto l’appalto per la rimozione le macerie.

Le relazioni ufficiali del National Institute of Standards and Technology (***) [nel seguito NIST, ndt], della Environmental Protection Agency (****), e della Commissione sull’attentato dell’11 settembre, tuttavia, omettono qualsiasi riferimento delle grandi quantità di metallo fuso osservate negli interrati dell’edificio 7 e delle torri gemelle del World Trade Center.

Dato che “i rapporti ufficiali non affrontano adeguatamente la questione del metallo fuso trovato presso quei siti,” afferma il professore di Fisica Steven E. Jones della Brigham Young University; questo fatto di per sé “fornisce una motivazione convincente per continuare le indagini sul crollo del World Trade Center.”

Steven E. Jones è l’autore di un articolo scientifico intitolato “Why Indeed Did the WTC Buildings Collapse?” [letteralmente, Per quale motivo esattamente sono crollati gli edifici del World Trade Center?] in cui, basandosi sulle prove fisiche e fotografiche relative al World Trade Center, formula l’ipotesi dell’utilizzo di cariche alluminotermiche per il taglio dell’acciaio, quali quelle a base di termite, per tagliare le colonne centrali [degli edifici] allo scopo di avviare i crolli dei tre grattacieli a struttura portante in acciaio [nel teso, steel framed] crollati in concomitanza dell’attacco dell’11 settembre. La reazione della termite produce temperature molto elevate, fondendo il ferro e generando ossido di alluminio. L’utilizzo di termite nel World Trade Center spiegherebbe la persistenza di punti estremamente caldi tra le macerie e la presenza di grandi quantità di metallo fuso.

L’articolo del professor Steven E. Jones è disponibile in un file in formato pdf qui.
(Questo è un nuovo collegamento; il documento originale è stato rimosso)

La versione ufficiale non riesce evidentemente a spiegare che cosa ha generato quelle zone estremamente calde chiaramente responsabili sia della produzione di particelle ultrafini trovate nei fumi che delle pozze di ferro fuso trovate negli interrati.

Cahill esclude che l’energia potenziale gravitazionale del collasso delle torri possa essere responsabile per quelle zone con temperature estremamente elevate, asserendo che essa sarebbe stata capace di innalzare la temperatura di tutta la massa delle macerie del World Trade Center solamente di pochi gradi (centigradi).

Allora, perché tra le macerie del World Trade Center c’era ferro bollente?

Utilizzando analisi metallografiche, il rapporto del 2005 dal NIST sul World Trade Center ha stabilito che non vi sarebbe nessuna prova del fatto che qualcuno dei campioni di acciaio esaminati avesse raggiunto temperature superiori ai 600 °C, e quindi perfino ben al di sotto delle temperature dei pezzi incandescenti di metallo che sono stati visti essere estratti dalle macerie.

Tempo comunque che il NIST iniziasse le sue analisi, quasi tutti i pezzi d’acciaio del World Trade Center, che costituivano prove critiche, erano già stati fusi in acciaierie cinesi, a cui erano stati venduti da Alan D. Ratner della ditta Metal Management (di Newark, nel New Jersey) il quale ha ricavato 2,5 milioni dollari vendendo alle fonderie di Shanghai prove cruciali di quel crimine che è stato l’omicidio di massa più grande nella storia recente.

(*) L’United States Environmental Protection Agency, letteralmente Ente degli Stati Uniti per la protezione ambientale, è il principale ente di protezione ambientale degli USA.
(**) Ground Zero a New York indica il luogo dove una volta era presente il World Trade Center, prima che venisse distrutto dall’attentato dell’11 settembre.
(***) Il National Institute of Standards and Technology, letteralmente Istituto nazionale dei livelli di riferimento e della tecnologia, è un ente statunitense incaricato anche di lavorare sui livelli di riferimento per le misurazioni con lo scopo di migliorare la sicurezza e la qualità della vita.
(****) La FEMA, ovvero The Federal Emergency Management Agency, è la protezione civile statunitense.


Importante:

Christopher Bollyn e famiglia sono MIA (*)

La mia risposta è qui 

Nota: non so che fine facciano i soldi che donate a Bollyn, sia direttamente, che acquistando il suo libro! Christopher scriveva articoli gratis, finanziandosi con la vendita del suo libro per bambini ABC book e con le donazioni. Il suo bellissimo ABC book è descritto qui .

Fate circolare i collegamenti telematici ai suoi articoli e cercate di trovare più persone che si uniscano a noi nella nostra lotta per esporre la corruzione. Non permettere “loro” di eliminarci tutti! Mostrate che tutto ciò vi importa!

(*) MIA, ovvero “Missing in Action,” si traduce in “disperso in un’azione di guerra.”