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Gli uomini-pecora e la psicologia del buonismo

parte 8

Compassione, pietà, ed elargizioni

18 marzo 2005

[l’originale è qui ]

Tutti possono affermare di essere stati vittime di qualcosa a qualche punto della loro vita. Ecco alcuni esempi al proposito:

  • Vittime di altri: Tutti coloro che hanno perso il lavoro nei reparti di aziende che hanno chiuso senza preavviso potrebbero affermare di essere stati “vittime delle brutali politiche aziendali.” Alcuni sono stati vittime di discriminazioni a causa della loro razza, religione, sesso, o condizione di obesità.
  • Vittime della sfortuna: Alcuni bambini, figli di genitori che vivono in zone del mondo che soffrono a causa della carestia, finiscono per soffrire la fame, per essere senza tetto, mal nutriti, e non ricevono un’istruzione meramente perché sfortunati per essere nati in un certo posto e in un certo momento. Alcuni hanno grosse difficoltà a sviluppare un’attività commerciale in proprio o faticano a fornire una casa alla loro famiglia, e quando ci riescono un uragano o un terremoto distrugge anni del loro duro lavoro.
  • Vittime degli errori genetici: Tutti nascono con imperfezioni nel corpo e nel cervello, quali denti che non si adattano correttamente nell’arcata dentaria, strane macchie sulla pelle, e allergie al polline. Alcuni difetti sono dovuti all’assunzione di medicine o di alcol da parte delle mamme quando erano incinte, mentre altri sono errori “naturali” sui quali non abbiamo nessun controllo. Alcuni hanno imperfezioni tanto serie da avere difficoltà ad adattarsi con chi di noi ha imperfezioni “tipiche.” Per esempio, alcuni sono nati con serie deformazioni alle braccia o alle gambe, altri hanno difficoltà a imparare a leggere, mentre altri sono mentalmente ritardati.

Alcuni di noi trovano un modo di convivere con i propri problemi, ma altri permettono ai loro problemi di peggiorare. Ecco due esempi:

  • Uno che perde il lavoro potrebbe bere in modo eccessivo, il che potrebbe prolungare la sua condizione di disoccupazione e fare sì che finisca per perdere anche la casa. Potrebbe diventare un parassita che vive alle spalle dei propri amici o dei propri parenti, oppure diventare un senzatetto, finendo poi mal nutrito, a fare il criminale, ad abusare di droghe, o a prostituirsi.
  • È probabile che a scuola un bambino nato brutto o deforme sia trattato male dagli altri bambini e potrebbe reagire a quei maltrattamenti con rabbia e ribellandosi, il che a sua volta potrebbe renderlo un disadattato sociale e portarlo a prendere parte ai giri della droga o del crimine.


Coloro che soffrono per certi problemi vengono indicati spesso come “emarginati” o “svantaggiati.” Gli Stati Uniti hanno sempre avuto l’atteggiamento secondo cui bisogna aiutare gli svantaggiati. Coloro che aiutano gli svantaggiati sono descritti come persone che “provano compassione.”

Ciò che la maggior parte della gente chiama “compassione” è in realtà “pietà” o “elargizioni,” ed è qualcosa che non fa nulla per aiutare gli svantaggiati.


Gli insegnanti di manica larga non aiutano gli studenti

Un insegnante non può aiutare uno studente scarso in aritmetica o nella lettura dandogli voti alti.

Anzi, regalare i voti peggiora la situazione dato che gli esseri umani si adattano al loro ambiente e quindi ricevendo voti alti dagli insegnanti gli studenti scarsi finiranno per abituarsi alla cosa e si aspetteranno di ricevere un tale trattamento.


La compassione non aiuta le vittime della natura

Spesso, coloro che sono difettati o brutti sono evitati o maltrattati; provare compassione per loro non migliorerà le loro vite.
“O, poveretto; mi dispiace per la tua situazione. La cosa ti fa sentire meglio?”

Anzi, provare compassione per loro può peggiorare la loro situazione incoraggiandoli a dispiacersi per se stessi o a provare rabbia.

L’unica cosa che queste persone possono fare è accettare ciò che sono e fare quanto di meglio riescono a fare. In effetti, alcuni di loro sfruttato le loro caratteristiche facciali bizzarre per lavorare a Hollywood.


Le elargizioni non fermano le morti per fame

Molti si considerano compassionevoli quando donano denaro a organizzazioni, quali la Croce Rossa, che dichiarano di nutrire gli affamati del mondo.
Dove sono le prove che dimostrano che le elargizioni di cibo riducono le morti per fame?

Le elargizioni di cibo forniscono qualche pasto alla gente affamata, la quale però riprenderà a morire di fame non appena quel cibo sarà stato consumato.

A ciò si aggiunga che grosse elargizioni di cibo possono peggiorare la situazione perché possono prolungare le vite degli affamati di molti mesi, durante i quali questi potrebbero riprodursi, nel qual caso si finirebbe per avere più gente affamata, il che può portare a più morti per fame di quante sarebbero state se inizialmente non fosse stato elargito cibo.

C’è solo un modo per fermare la fame, la malnutrizione, e le morti per fame, ed è quello di aiutare la gente a imparare a badare a se stessa. Dovremmo aiutare tutte le nazioni a sviluppare governi migliori, sistemi economici migliori, e sistemi scolastici migliori. Ma come? Non siamo nemmeno in grado di munirci di un governo rispettabile. In effetti, in certe zone degli USA c’è la fame. Dal momento che gli statunitensi non sono in grado di fermare la fame negli USA, come fanno a fermarla in una nazione straniera?

La maggior parte della gente non è in grado di affrontare il fatto che la gente morirà di fame e soffrirà di malnutrizione indipendentemente da quante elargizioni di cibo daremo agli affamati. Piuttosto che affrontare un fatto tanto sgradevole come questo, la maggior parte della gente si illude che le loro donazioni di denaro fermeranno magicamente le morti per fame.


Se il risultato è sgradito, il motivo importa?

Come ho menzionato nell’articolo La condizione di diniego dell’evidenza , ci sono due gruppi di persone che nelle nostre città mettono in libertà gli animali domestici indesiderati:
  • Un gruppo si illude di essere composto da eroi che mette gli animali in libertà.
  • L’altro gruppo semplicemente non vuole quegli animali e se ne sbarazza come se fossero spazzatura.

Entrambi i gruppi di persone finiscono per produrre lo stesso risultato, benché abbiano atteggiamenti differenti sulla questione. Come si fa a dire che uno di questi gruppi è migliore dell’altro dal momento che entrambi producono lo stesso risultato rivoltante?

Immaginatevi due diversi ladri di automobili:

  • Uno giustifica i suoi furti d’automobile sostenendo che l’assicurazione rimpiazzerà gratuitamente l’automobile rubata.
  • L’altro giustifica i suoi furti sostenendo che preferisce rubare automobili piuttosto che fare un lavoro regolare.


Se la vostra automobile fosse rubata, vi importerebbe quale ladro vi ha sottratto l’automobile?

Questo dilemma si presenta nel caso delle morti per fame. Nello specifico, alcuni forniscono elargizioni di cibo, mentre altri ignorano gli affamati.

Coloro che forniscono elargizioni sono considerati compassionevoli e adorabili, mentre coloro che non fanno nulla sono considerati crudeli ed egoisti.

Il risultato di entrambi questi gruppi è identico dato che le morti per fame continuano indipendentemente dal fatto che agli affamati siano state dispensate elargizioni. Come si fa a dire che qualcuno che dà elargizioni di cibo sia migliore di uno che non fa nulla al riguardo? Se il risultato delle azioni di qualcuno è inutile o indesiderabile, dovrebbe importarci quale sia il motivo di questo suo comportamento?


Quando il risultato è l’omicidio, quale motivo è migliore?

Alla maggior parte della gente in verità interessa quale sia il motivo per cui qualcuno finisce per commettere un omicidio. Per esempio, molti descrivono il caso di uno che perde le staffe e uccide qualcun altro come temporary insanity [letteralmente, follia temporanea], o second degree murder [letteralmente, omicidio di secondo grado; si tratta in sostanza di omicidio colposo], unintentional murder [letteralmente, omicidio preterintenzionale], o di un’azione commessa da un “non colpevole per infermità mentale.”

Uno tuttavia che pensa, anche se solo per un secondo, di commettere un omicidio, è considerato una persona peggiore e il suo crimine è descritto come first degree murder [letteralmente, omicidio di primo grado].

Il risultato finale di entrambi gli omicidi è esattamente lo stesso, ma la maggior parte della gente crede che qualcuno che uccide in uno scatto d’ira violento sia migliore di uno che premedita l’omicidio. A quanto pare, l’atto del meditare è qualcosa che la maggior parte della gente considera bizzarra.

Questo stesso atteggiamento si applica alle donne incinte che uccidono il loro figlio non ancora nato? Se una donna perde le staffe e si colpisce allo stomaco per uccidere il figlio non ancora nato, sarebbe da considerarsi migliore di una donna che passa qualche tempo a meditare come abortire?


Il vostro punto di vista influenza le vostre soluzioni

Il modo che avete di rapportarvi a un problema determina come cercate di risolverlo e l’eventualità di poterlo risolvere. Se il vostro punto di vista nei confronti di un problema è irrealistico, è improbabile che troviate una soluzione. Per esempio, se pensate che le morti per fame siano provocate dalla mancanza di cibo, assumerete che le elargizioni di cibo risolveranno il problema.

Le morti per fame si verificano quando la gente non è in grado di produrre abbastanza cibo per sé. La differenza potrebbe sembrare sottile e insignificante, ma potreste comprenderla considerando il caso delle morti di fame tra gli animali.

Ogni anno milioni di animali muoiono di fame. Se dispensassimo elargizioni di cibo a tutti gli animali affamati, fermeremmo le morti per fame tra gli animali? No! È vero che le elargizioni permetterebbero ad alcuni animali affamati di sopravvivere, ma tali animali presto si riprodurrebbero, e si finirebbe per avere più animali affamati di prima. Tutti i giorni dovremmo aumentare le nostre elargizioni di cibo per impedire la morte di fame della popolazione animale ora aumentata.

Dare cibo agli affamati o agli animali affamati è un tentativo di fermare le morti per fame tanto assurdo quanto dare voti alti agli studenti che non vanno bene nel tentativo di aiutarli ad andare meglio a scuola. Le elargizioni non risolveranno nessun problema, anzi peggioreranno la situazione.

Perché quindi non descrivere chi “prova compassione” e dispensa elargizioni di cibo come uno “stupido ignorante” i cui tentativi maldestri di fermare la fame peggiorano la situazione?


Perché così tanta gente dà elargizioni?

Se ho ragione nel sostenere che dispensare elargizioni di cibo peggiora la vita per gli affamati, perché così tanta gente effettua elargizioni? Ritengo che la maggior parte della gente che dona denaro agli enti di beneficenza [nel testo, charities] ricadano in due categorie principali.
  • Coloro che sono spinti a effettuare donazioni.
  • Costoro tendono a dare piccole quantità di denaro e solo quando sono spinti dagli amici o da coloro che raccolgono fondi.
  • Coloro che donano denaro per sentirsi bene.
  • Uno dei modi più semplici e veloci per sentirsi speciali è quello di scrivere un assegno per un’ente di beneficenza. Ci vogliono solo pochi minuti per scriverlo e metterlo nella buca delle lettere, e poi si può passare l’intero resto della propria vita elogiandosi per quella donazione. Ci si può dire tra sé e sé di essere speciali, di volere bene al prossimo, e di essere persone a cui importano le sofferenze degli altri. Ci si può vantare con gli amici di aver effettuato una donazione per una buona causa.
Una persona che provasse veramente compassione per gli affamati non si limiterebbe a donare soldi, ma, dopo aver dato quel denaro, indagherebbe i risultati. Si chiederebbe: “La mia donazione ha aiutato qualcuno? Dovrei continuare a dare soldi a questa organizzazione? O dovrei cercarne un’altra?”

Un’ente di beneficenza che fosse un’organizzazione seria sarebbe composta da persone intelligenti che si comporterebbero come gli ingegneri o gli scienziati. Nello specifico, analizzerebbero le loro attività con cadenza regolare per determinare come migliorarli, quali hanno successo e quali falliscono.

La Croce Rossa, o qualsiasi altro ente di beneficenza, che effettivamente analizzasse seriamente se stessa, produrrebbe un rapporto in cui si ammette che non ha fatto nulla per ridurre la fame, le sofferenze, l’ignoranza, o l’analfabetismo. I suoi rapporti in effetti mostrerebbero che anzi hanno aumentato in numero di persone affamate, ignoranti, e analfabete. Un rapporto serio sulle attività della Croce Rossa suggerirebbe di chiudere questa organizzazione fino a quando i suoi membri non comprendono come fare qualcosa di sensato.


Gli enti di beneficenza sono meramente una forma di intrattenimento

Gli enti di beneficenza sono attività commerciali d’intrattenimento, non organizzazioni serie che cercano di migliorare il mondo. Nessuno degli enti di beneficenza è in grado di spiegare come il suo denaro contribuisca al miglioramento del mondo, né dove vada. Non analizzano mai il loro operato, almeno non in modo serio e critico.

Gli enti di beneficenza sono popolari perché coloro che donano loro denaro si sentono speciali per il resto della loro vita. Gli enti di beneficenza sono come i pozzi dei desideri: chi getta una moneta in un pozzo dei desideri si illude che quella moneta migliorerà la sua vita o il mondo. Non si prenderà mai la briga di indagare l’effetto di quella moneta sulla sua vita; si limiterà a gettare quella moneta e poi titillarsi con sogni di come da quel momento la vita migliorerà.

Coloro che donano denaro agli enti di beneficenza gettano meramente monete nei pozzi dei desideri. L’unico modo di aiutare il mondo è quello di effettuare ricerche, discutere, e lavorare sodo. Ma chi di noi è disposto a svolgere un tale duro lavoro? Chi tra noi ha la forza emotiva di discutere le questioni della fame, del crimine, degli animali domestici indesiderati, degli esseri umani indesiderati, delle malattie mentali, e dei cittadini irresponsabili?

A tutti piacerebbe vedere migliorare il mondo, ma la maggior parte della gente non ha voglia di fare nulla se non gettare una moneta in un pozzo dei desideri.
“E questa moneta è per le vittime del maremoto in India perché voglio bene a tutti, perfino a quegli adoratori di vacche che sono gli indù.”

Donare denaro e lanciare le monete nei pozzi dei desideri potrebbero essere descritti come azioni di “auto-titillamento” o di “masturbazione mentale.” Il nostro mondo soffre di problemi seri, ma non lo miglioreremo incoraggiando questo genere di comportamento. Abbiamo bisogno di persone che pensano, che imparano, che discutano, e che facciano qualcosa di concreto.


Le donazioni hanno aiutato le vittime del maremoto?

Il maremoto che ha colpito l’Asia nel dicembre 2004 ha fatto sì che molti nel mondo si sentissero in vena di donare denaro alle vittime di quel cataclisma. Quanti di coloro che hanno donato soldi hanno chiesto: “Chi riceve i miei soldi? Chi li spenderà? Come li spenderà?”

Nessuno ha fornito qualche prova che quei soldi abbiamo in qualche modo migliorato la vita in Asia. Tutti i notiziari sull’Asia mostrano che quelle zone sono ancora terre di disordini, sovrappopolate, colpite dalla fame e dalle malattie, e popolate da genitori che inducono i propri figli a prostituirsi. I miliardi di dollari in donazioni hanno fatto qualcosa per le popolazioni di quelle aree? Non c’è un modo migliore di spendere quei miliardi di dollari?

Coloro che hanno donato denaro per le vittime di quel maremoto l’hanno fatto perché hanno sentito una pressione emotiva per donare quei soldi o perché volevano fantasticare pensandosi persone speciali, compassionevoli, e adorabili.

Se la loro intenzione di aiutare quelle vittime fosse stata seria, ci sarebbero state discussioni sul come si sarebbero spesi quei soldi e su chi li avrebbe spesi, e successivamente, indagini per determinare se quel denaro fosse stato speso bene. Non si trattava di un ammontare di denaro di piccola entità, ma la gente ha trattato quelle donazioni come se si fossero state monete lanciate nel pozzo dei desideri.


Le preghiere sono migliori delle associazioni di beneficenza

Un’altra reazione comune ai problemi consiste nel pregare. Si tratta di una soluzione di gran lunga migliore ai problemi del mondo se confrontata al donare denaro alle associazioni di beneficenza dato che le preghiere non peggiorano i problemi.
Se coloro che danno soldi alle associazioni di beneficenza pregassero invece, tali organizzazioni scomparirebbero e coloro che attualmente lavorano per queste associazioni potrebbero trovarsi un lavoro più utile.
“Caro Dio,

sei responsabile dell’artrite, delle malattie mentali, delle siccità, e delle malattie? In caso affermativo, pregherò qualche altro dio perché le tue vittime riescano a sopportare i Tuoi abusi.

In caso negativo, potresti per cortesia rendere più belle le nostre vite? Quanta sofferenza deve capitare prima che Tu faccia qualcosa? Che cosa succederebbe se... oh, non importa.

Amen.”