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La strana morte di Jim Morrison

24 agosto 2007

aggiornamenti: 2008-02-28

Il contrammiraglio G. S. Morrison,
l’attacco alla USS Liberty,
e la connessione sionista

3 novembre 2009

aggiornamenti: 2015-12-05

Chi c’era dietro i The Doors

25 marzo 2010

Jim Morrison è stato assassinato dagli ebrei?

26 febbraio 2016


La strana morte di Jim Morrison

24 agosto 2007

aggiornamenti: 2008-02-28

[l’originale è qui ]


Secondo la storia ufficiale, Jim Morrison è morto all’età di 27 anni nelle prime ore del mattino del 3 luglio 1971, nella vasca da bagno del suo appartamento a Parigi. Bill Siddons, l’agente [nel testo, manager] dei The Doors, giunse in aereo da Los Angeles ma non vide il corpo di Morrison; gli unici a vederlo furono pochi addetti al pronto soccorso e il dott. Max Vassile, oggi defunto. Costui non ha mai rilasciato interviste eccetto che per dire che Morrison è morto per “cause naturali” e, più precisamente, per infarto, motivo per cui non venne effettuata l’autopsia.

In questo articolo apparso sulla rivista Rolling Stones, le cose sono cambiate abbastanza. Sembra che Jim Morrison sia morto nel bagno di un locale notturno a Parigi e che una cantante, Marianne Faithful, abbia giurato di mantenere il silenzio sugli eventi che hanno portato alla morte del cantante per overdose da eroina da lui stesso acquistata per la sua ragazza, Pamela Courson [nel seguito indicata anche come Pam, ndt] dagli spacciatori. Jim Morrison non aveva mai assunto eroina negli USA e aborriva sia le droghe che le siringhe.

Perché dunque avrebbe dovuto iniziare ad assumere eroina a Parigi, in Francia? E se ha avuto un’overdose da droga, perché individui misteriosi, quali la cantante menzionata in precedenza, hanno giurato di non parlare degli eventi di quella notte che hanno portato alla morte di Morrison? Questi eventi non sarebbero stati riportati dai principali organi di stampa parecchie settimane dopo? Cosa dunque è successo veramente a James Douglas Morrison?

E chi era e per cosa si batteva veramente questo poeta statunitense e cantante dei The Doors, gruppo musicale rock? Qui trovate uno spezzone tratto da un’intervista del 1970 a Morrison condotta da Lizzie James.

In questa intervista completa del 1970 il cantante parla con Lizzie James dell’avversione che provava per le droghe; d’altra parte, dovremmo credere che sia morto di infarto provocatogli da un’overdose da droga. Il dott. Derwin, il suo medico personale, però gli fece un controllo medico completo prima che partisse per la Francia e disse alla stampa che “Jim, prima di partire per Parigi, era in condizioni di salute eccellenti.”

 “Andammo al Garden Spot per cena su La Cienega, la sera in cui abbiamo parlammo di droghe. Gli raccontai le storie che avevo sentito delle sue scappatelle con gli acidi [sostanze allucinogene, ndt]; rise e disse: «Le droghe non mi interessano», quasi in modo sprezzante e sollevò il suo bicchiere di Martini verso di me, ruotandolo leggermente, con un sorriso che diceva che quella era la ’Crystal Ship’ (*). Un’altra volta gli offrii un po’ di speed (**) e marijuana, mentre, una volta o due, alcuni psicofarmaci eccellenti, ma lui rifiutò sempre, una volta scuotendo la testa in modo derisorio, dicendo: «Non ho bisogno di pillole».”


L’intervista della rivista Rolling Stone è stata rimossa da YouTube; ecco quindi un’altra intervista con Jim Morrison (il sonoro all’inizio è di bassa qualità).

(*) The Crystal Ship è il titolo di una canzone dei The Doors; il senso è che l’amore procura a Jim quelle emozioni che altri inseguono con la droga.
(**) Il termine speed fa riferimento ad anfetamine, metanfetamine e altre droghe psicostimolanti.

Aggiornamento del 28 febbraio 2008:

Ho notato uno schema ricorrente. I personaggi famosi o importanti, una volta uccisi, diventano leggende; si deve dunque fare qualcosa per allontanare da loro l’attenzione della popolazione generale, scrivendo menzogne come la seguente:
Secondo il sito internet ContactMusic.com, Morrison era bisessuale

Questo per prevenire che alla gente venga in mente di cercare di scoprire la verità su quelle morti; è meglio allontanare le masse prima che inizino a indagare i crimini commessi dai soliti, scoprendo cose terribili.

I tre rimanenti membri della banda, i suoi amici, e molti altri che conoscevano il cantante dissero che il libro Jim Morrison: Life, Death, Legend [letteralmente, Jim Morrison: la vita, la morte, la leggenda] di Stephen Davis diffonde menzogne asserendo che Morrison fosse bisessuale o omosessuale. Tutti affermano senza ombra di dubbio che era eterosessuale.

E amava una ragazza in particolare, la sua ragazza di lunga data, Pamela Courson, che morì due anni e nove mesi dopo di lui, il 25 aprile 1974, di overdose da eroina — che sorpresa! Negli anni 1960 e 1970, quante stelle della musica rock e relativi conoscenti sono morti di “overdose da eroina” o per cause strane? Guardate, per esempio, questa lista di stelle della musica rock morte, compilata dal dott. Ed Friedlander, patologo della polizia. Cosa c’è sotto?

Il libro No One Here Gets Out Alive [letteralmente, Qui nessuno ne esce vivo] di Jerry Hopkins e Danny Sugerman viene descritto come la prima bibliografia di Jim Morrison; la sorella Anne Morrison però disse “in quel libro non c’è mio fratello”; in altre parole, non considerava quel libro una bibliografia del fratello. Qualcuno su internet sarcasticamente fa riferimento a quel libro come a Nothing Here but Lies [letteralmente, Qui nulla eccetto menzogne] (*). Ray Manzarek fu talmente disgustato dal film di Oliver Stone sui The Doors nel quale Jim Morrison veniva ritratto come un pazzo scatenato che ha diretto un film per conto suo, The Soft Parade, per contrastare la propaganda e le menzogne sioniste. Di recente inoltre, When You’re Strange, un nuovo documentario su Jim Morrison e The Doors, è stato diffuso per contrastare ulteriormente la propaganda su Morrison e sul suo gruppo musicale.

(*) In inglese No One Here Gets Out Alive e Nothing Here but Lies sono in qualche modo assonanti.

Il contrammiraglio G. S. Morrison,
l’attacco alla USS Liberty,
e la
connessione sionista

3 novembre 2009

aggiornamenti: 2015-12-05

[l’originale è qui ]

I riconoscimenti militari di Morrison

Stando alla documentazione militare, l’ammiraglio Morrison venne insignito di: la Legion of Merit, la Bronze Star Medal con distinzione “V” per il valore [nel testo, valor device] (Guerra di Corea), l’Air Medal con due stellette d’oro, e il Presidential Unit Citation Ribbon (Seconda Guerra Mondiale).

Il contrammiraglio [nel testo, Rear Admiral] Morrison è stato insignito anche di: la American Defense Service Medal, l’American Campaign Medal, l’Asiatic-Pacific Campaign Medal con tre stelle, l’European-African-Middle Eastern Campaign Medal, la World War II Victory Medal, il National Defense Service Ribbon con stella di bronzo, la Korean Service Medal, la United National Service Medal, l’Armed Forces Expeditionary Medal (stretto di Formosa) e la Vietnam Service Medal. Ha ricevuto anche la Korean Presidential Unit Citation Medal. (*)


(*) Segue una traduzione alla lettera dei riconoscimenti menzionati sopra, nell’ordine di apparizione: Legione di merito, Medaglia di bronzo a stella, Medaglia dell’aria, Nastro con citazione presidenziale dell’unità, Medaglia per il servizio prestato alla Difesa statunitense, Medaglia per la campagna americana, Medaglia per la campagna asiatico-pacifica, Medaglia per la campagna euro-afro-mediorientale, Medaglia per la vittoria della Seconda Guerra Mondiale, Nastro per il servizio prestato alla la difesa nazionale, Medaglia per il servizio prestato in Corea, Medaglia per il servizio nazionale unito prestato, Medaglia delle forze armate di spedizione, Medaglia per il servizio in Vietnam, Medaglia con citazione presidenziale dell’unità.
L’ammiraglio Morrison, al tempo capitano di vascello [nel testo, Captain] con il figlio Jim sul ponte della nave USS Bon Homme Richard nel gennaio 1964.
A bordo della USS Hancock nei pressi della Corea del Sud il 3 dicembre 1968.

Il contrammiraglio George S. Morrison, comandante della Carrier Division Nine [letteralmente, Nona Divisione Trasportata], a sinistra,

il capo di stato sud-coreano Chung Il Kwon, al centro,

e il Vice-Ammiraglio [nel testo, Vice Admiral] William F. Bringle, comandante della settima flotta statunitense nel Pacifico.


Jim Morrison veniva da una famiglia di militari; il padre era ufficiale in carriera nella Marina Militare statunitense laureatosi all’Accademia Navale. L’ammiraglio G. S. Morrison era uno degli ufficiali più giovani che sia mai stato appuntato contrammiraglio: aveva 47 anni. L’ammiraglio Morrison, allora fresco di appuntatura, stazionava a Pearl Harbor, dove il 7 dicembre 1941 fu testimone dello storico attacco. Fu pilota di caccia nel Pacifico meridionale nell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale e anche durante la Guerra di Corea.

Dalla fine degli anni 1940 fino agli anni 1960 Jim Morrison, insieme alla famiglia, si muoveva di frequente seguendo il padre che si doveva spostare a seconda della missione a cui veniva assegnato. Nel 1964, mentre Jim Morrison frequentava l’università alla scuola di cinema dell’Università della California a Los Angeles [nel testo, UCLA film school], il padre conduceva un gruppo di portaerei da combattimento nei pressi della costa del Vietnam meridionale.
Potete leggere la sua biografia in questo articolo.



Al novembre 2009, sia il New York Times (qui) che Wikipedia (qui) hanno scelto questa specifica fotografia di Morrison imbrattata in corrispondenza del volto.

È una coincidenza che tra tutte le fotografie abbiano scelto quella con questo difetto?

Un giornale britannico (qui) ha utilizzato la stessa fotografia ma senza quell’imperfezione.

Jim Morrison veniva da una famiglia di militari; il padre era ufficiale in carriera nella Marina Militare statunitense laureatosi all’Accademia Navale. L’ammiraglio G. S. Morrison era uno degli ufficiali più giovani che sia mai stato appuntato contrammiraglio: aveva 47 anni. L’ammiraglio Morrison, allora fresco di appuntatura, stazionava a Pearl Harbor, dove il 7 dicembre 1941 fu testimone dello storico attacco. Fu pilota di caccia nel Pacifico meridionale nell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale e anche durante la Guerra di Corea.

Dalla fine degli anni 1940 fino agli anni 1960 Jim Morrison, insieme alla famiglia, si muoveva di frequente seguendo il padre che si doveva spostare a seconda della missione a cui veniva assegnato. Nel 1964, mentre Jim Morrison frequentava l’università alla scuola di cinema dell’Università della California a Los Angeles [nel testo, UCLA film school], il padre conduceva un gruppo di portaerei da combattimento nei pressi della costa del Vietnam meridionale.
Potete leggere la sua biografia in questo articolo.

Jim Morrison si laureò alla scuola di cinema all’UCLA nel 1965 e a giugno di quell’anno, insieme a Ray Manzarek, costituì il gruppo musicale The Doors. In quel periodo, in cui la guerra del Vietnam stava intensificandosi, ci fu un evento particolare di cui molti statunitensi tuttora potrebbero non aver mai sentito parlare, ma su cui l’ammiraglio Morrison è stato molto chiaro al riguardo. Si tratta di ciò che è accaduto alla nave da spia statunitense USS Liberty stazionata nel mar Mediterraneo [in acque internazionali, ndt] vicino alla penisola del Sinai durante la guerra dei sei giorni combattuta tra Israele e l’Egitto. L’8 giugno 1967 quella nave venne attaccata dai caccia israeliani; tra i membri dell’equipaggio si contarono 34 morti e 171 feriti.

L’attacco perpetrato dai caccia israeliani durò più di un’ora; non essendo la USS Liberty una nave da combattimento, il suo equipaggio aveva a disposizione solamente due coppie di cannoni di calibro 0,50 pollici [circa 13 mm, ndt], montati a prua e a poppa dell’imbarcazione, che però non fecero in tempo a sparare un solo colpo venendo distrutti immediatamente dai caccia israeliani.

Gli israeliani, dopo aver attaccato la USS Liberty con i caccia, attaccarono nuovamente, questa volta con le torpediniere che spararono cinque siluri, uno dei quali colpì la nave producendo un foro da 40 pollici [circa 1 metro] e uccidendo 25 marinai. Le torpediniere israeliane attaccarono anche con i cannoni e mitragliarono i marinai statunitensi indifesi che, in acqua, tentavano di salire a bordo delle scialuppe di salvataggio. Le torpediniere tuttavia non riuscirono ad affondare la USS Liberty.

Durante l’aggressione, la USS Liberty fu in grado di mandare un messaggio alla portaerei USS America comunicando di essere sotto attacco. La USS America fece decollare immediatamente alcuni caccia F-4 Phantom che però vennero richiamati per ordine dell’allora presidente statunitense Lyndon Johnson. Per quale motivo il presidente Johnson diede quell’ordine?

Nel frattempo, dopo che le torpediniere israeliane uccisero i marinai statunitensi che cercavano di mettersi in salvo nelle scialuppe di salvataggio, sopraggiunsero alcuni elicotteri israeliani con truppe d’assalto pronte ad abbordare la nave e uccidere il resto dell’equipaggio che era sopravvissuto a entrambi gli attacchi. Gli elicotteri tuttavia non atterrarono sulla nave dal momento che le comunicazioni radiofoniche suggerivano che i caccia statunitensi erano di nuovo in rotta per affrontare gli israeliani.

Potete leggere un resoconto sull’attacco alla USS Liberty qui su Wikipedia; tenete a mente comunque che Wikipedia ha forti connessioni con i sionisti e quindi cerca di favorire Israele mettendola in una luce positiva. Sullo questo stesso argomento c’è quest’altro sito internet, gtr5.com, curato dall’equipaggio della USS Liberty.



A questa  pagina potete ascoltare le interviste sonore del comandante James Ennes [nel testo, Commander] della Marina Militare statunitense, ora in pensione, che quel giorno era un ufficiale a bordo di quella nave. Descrive nei dettagli come si svolse quell’attacco e come comunicarono ripetutamente agli israeliani che erano una nave statunitense. Trovate anche un’intervista con un marinaio che quel giorno era a bordo della USS America.

Quel giorno la USS Liberty batteva bandiera statunitense e quindi non c’è dubbio che i caccia israeliani sapessero di che nazionalità fosse la nave che stavano attaccando. I caccia israeliani spararono missili e utilizzarono i cannoni in dotazione; molti marinai, colpiti da frammenti e segnati dagli effetti provocati da queste armi, quando non addirittura inceneriti, erano irriconoscibili. Gli israeliani tentarono evidentemente di affondare quella nave statunitense benché negli ultimi decenni abbiano dichiarato che si trattò di un errore. L’ammiraglio Morrison la pensava diversamente: 

Ecco un estratto della voce in Wikipedia in cui si discute la posizione dell’ammiraglio Morrison contraria a Israele (è stata successivamente rimossa ma c’è ancora una copia nella cronologia delle modifiche per quella pagina, qui):

Qualcuno crede che la sua carriera nella Marina Militare sia stata rallentata a causa delle sfumature politiche pertinenti la sua analisi dell’incidente alla USS Liberty avvenuto nel 1967. Morrison si oppose alla risposta ufficiale della Marina Militare statunitense a quell’attacco e propose una ritorsione immediata e rapida, sia economica che militare contro Israele per aver attaccato una nave ufficialmente parte della Marina Militare statunitense.

L’analisi e la motivazione politica di Morrison era in disaccordo con la linea della risposta morbida e non-militare che alla fine venne decisa dal Dipartimento di Stato degli USA e dalla Marina Militare statunitense. Morrison asserì che gli israeliani attaccarono intenzionalmente la USS Liberty, cercando di camuffare le torpediniere israeliane da vascelli siriani nel tentativo di far scoppiare una guerra tra Stati Uniti e Siria. Ciò avrebbe aumentato il sostegno militare ed economico da parte degli USA a Israele durante la guerra dei sei giorni.

Qui trovate il filmato di un’intervista all’ammiraglio Morrison e ad Anne, la sorella di Jim.

Dai minuti 6:11 ai minuti 6:34 di questo filmato, l’ammiraglio Morrison parla di quando ha sentito per la prima volta la notizia della morte del figlio; dice di essere stato contattato dall’addetto navale all’ambasciata [nel testo, Naval attaché] a Parigi, il quale gli comunicò che Jim era morto di infarto in un ospedale di Parigi.

[In figura: L’ammiraglio George S. Morrison / padre di Jim]

Secondo la versione ufficiale, Jim Morrison è morto d’infarto nella vasca da bagno del suo appartamento e non ci siano rapporti che indichino che Jim Morrison sia stato portato in ospedale. È possibile che ciò che è stato detto all’ammiraglio Morrison fosse disinformazione e inoltre che, nella confusione dei giorni subito successivi alla morte del cantante, i sionisti abbiano mischiato le loro storie e che l’ammiraglio abbia sentito una delle versioni errate sulla morte del figlio. Potete notare qualcosa di simile nell’attentato dell’11 settembre; nei giorni immediatamente successivi all’attacco abbiano sentito molti rapporti contrastanti di ciò che avvenne quel giorno.

Nell’ultima parte dell’intervista l’ammiraglio dice: “I livelli di morale e di etica di Jim erano molto alti.” Tutto ciò che gli ebrei hanno scritto su Jim Morrison è tuttavia diametralmente opposto a questa descrizione che l’ammiraglio fa del figlio; i giudei hanno sempre cercato di far apparire il cantante come uno squilibrato fuori controllo, un tossico-dipendente, o una stella irrispettosa della musica rock.

Non ci sono inoltre interviste, filmati, o rapporti notiziari di Pamela Courson, la ragazza del cantante, che parlino della morte di Jim Morrison nei 2 anni e 9 mesi successivi, prima cioè che ella stessa morisse misteriosamente per un’overdose da eroina.

Conclusione

È possibile che gli ebrei sionisti abbiano ucciso Jim Morrison come ritorsione per la posizione presa dal padre contraria a Israele e determinata a ottenere una rappresaglia degli USA contro quella nazione. È possibile anche che i sionisti temessero il carattere indipendente di Jim Morrison e ritenessero di non essere più in grado controllarlo, provvedendo quindi a ucciderlo per sbarazzarsi così di qualcuno che certamente avrebbe avuto il coraggio e il fegato di portare alla luce la verità su gli ebrei criminali e i crimini da questi commessi. Benché Jim Morrison e il padre, il contrammiraglio Steve Morrison, nel loro rapporto tra padre e figlio, non andassero molto d’accordo, sembra certo che combattessero lo stesso nemico, gli ebrei sionisti.
Ulteriori informazioni sull’attacco alla USS Liberty:

Il comandante James Ennes ha riferito inoltre che:

 “Secondo il resoconto di testimoni oculari , di funzionari, e di giornalisti, tutti israeliani, durante la guerra del 1967 l’esercito israeliano — l’esercito che asserisce di avere livelli di moralità più elevati degli altri eserciti — ha giustiziato ben 1.000 prigionieri arabi.”
Sulla stessa linea, Aryeh Yitzhaki, uno storico israeliano di storia militare, ha affermato:
 “Nel 1967, nel Sinai, le truppe israeliane hanno perpetrato svariati omicidi di massa uccidendo circa 1.000 prigionieri egiziani. Yitzhaki, che ha lavorato nel Dipartimento di storia dell’esercito israeliano dopo quella guerra ha detto di aver raccolto, come del resto fecero anche altri funzionari, le testimonianze di dozzine di soldati che avevano ammesso le uccisioni di prigionieri di guerra. Disse che un rapporto su quegli omicidi inoltrato ai suoi superiori venne chiuso all’interno di una cassaforte all’interno dei quartieri generali militari.”
E un altro storico israeliano, Uni Milstein, ha dichiarato, sulla stessa linea:
 “Nella guerra del 1967 ci furono molti episodi in cui i soldati egiziani vennero uccisi dai soldati israeliani nonostante si fossero arresi tenendo le mani in alto....Non era una direttiva ufficiale ma c’era un’atmosfera che ammiccava a questo genere di azioni.”
Ha commentato anche:
 “Alcuni comandanti decisero quelle operazioni, altri si rifiutarono; tutti però sapevano.”
È importante notare che questi omicidi presentano uno schema ricorrente di come i sionisti assomiglino ai nazisti nelle loro uccisioni che perpetrarono nella Seconda Guerra Mondiale. Come infatti Arthur Koestler riporta nel suo libro The 13th Tribe [letteralmente, La 13esima tribù], la parola «nazista» [nel testo, Nazi] deriva dalle ultime quattro lettere della parola «ashkenazita» [nel testo, Ashkenazi] usata dagli ebrei khazari per riferirsi a se stessi come gruppo.

Potere leggere qui altro sul massacro israeliano di prigionieri di guerra egiziani a El Arish nel 1967.


Chi c’era dietro i The Doors

26 marzo 2010

[l’originale è qui ]

Jac Holzman
Jac Holzman, nato nel 1931, ha frequentato l’università al St. John’s College [ad Annapolis, nel Maryland]; è stato amministratore delegato e presidente della casa discografica Elektra Records. Ha visto personalmente i The Doors suonare diverse volte dal vivo prima di firmare con loro un contratto per sei dischi. Il primo disco dei The Doors, intitolato The Doors, uscì nel 1967, mentre l’ultimo, L.A. Woman, uscì nel 1971.

Nel 1970 tuttavia il signor Holzman ha venduto tutte le sue attività nel settore musicale alla Warner Communications, Inc., continuando però a condurre la Elektra Records fino al 1973. Potete leggere altro sulla sua illustre carriera nel settore della musica e dei filmati per la televisione via cavo qui.



Jac Holzman alla cerimonia di assegnazione del premo Grammy [nel testo, GRAMMY Award] nel 2008
(Cliccare sulla fotografia per ulteriori dettagli)
E questa voce di Wikipedia dice: “Edgar Bronfman, Jr., dopo aver acquistato nel 2004 insieme a un gruppo di investitori per 2,6 miliardi dollari la Warner Music Group dalla Time Warner, ha richiamato Holzman, prossimo alla pensionamento, perché desse una mano a rivitalizzare quell’azienda, rimettendolo nella società che aveva fatto tesoro delle sue precedenti incursioni nel mondo degli affari legato al settore della musica .....”
È interessante notare che gli ebrei sionisti quali Edgar Bronfman, Jr. non riescono a lavorare proprio con nessuno [ebrei e non].

In questo filmato Jac Holzman parla di quando era presidente della Elketra Records e dei tempi con i The Doors.


Danny Sugarman


Sugarman, da giovane.
Cerca di assomigliare a Morrison?

Sugarman, più avanti con gli anni.

Danny Sugarman nacque nel 1954 e morì nel 2005 di cancro ai polmoni all’età di 50 anni. Fu agente dei The Doors; ha scritto diversi libri su Jim Morrison e i The Doors, tra cui, con Jerry Hopkins, No One Gets Out Of Here Alive. Come riportato in un altro articolo presente in questa pagina, molte persone hanno fatto riferimento a questo libro come “Nothing In Here But Lies.”

Sugarman ha iniziato a lavorare per i The Doors quando aveva 12 anni. Jim Morrison lo assunse per rispondere alle lettere dei loro sostenitori accaniti [nel testo, fan]. Più tardi, nel 1991, Sugarman sposò Fawn Hall, coinvolta nello scandalo Iran-Contra. Costei era la segretaria del tenente colonnello [nel testo, lieutenant colonel] Oliver North e fu implicata nel furto e nella distruzione di documenti importanti riguardanti quell’inchiesta.
en.Wikipedia.org/wiki/Danny_Sugerman

Sugarman si vestiva come Jim Morrison e a quanto pare lo idolatrava; molti dicono che voleva essere come Jim Morrison. Sugarman tuttavia, diametralmente all’opposto di Jim Morrison, era un eroinomane, e una volta ha dichiarato: “Ho assunto eroina per quasi quindici anni e ho partecipato anche attivamente alle letture pubbliche [di quel libro] nel college, spesso collaborando con altri autori tossicodipendenti quali Wm. Burroughs, Jim Carroll e Timothy Leary ....” Potete leggere una lettera che scrisse al dott. Arnold S. Trebach, autore di The Heroin Solution [letteralmente, La soluzione eroina] qui.

Su YouTube.com trovate qui un’intervista del 1981 a Danny Sugarman sul suo libro, No One Gets Out of Here Alive; il filmato è a bassa risoluzione ma il sonoro va bene.


Bill Siddons

Bill Siddons, nato nel 1949, aveva solo 18 anni quando divenne agente dei The Doors, cosa che fece dal 1968 al 1972. Dopo la morte di Jim Morrison, ha continuato a fare lo stesso con i tre membri rimanenti dei The Doors per altri due album discografici.

Siddons, nell’articolo di Wikipedia segnalato qui sotto dal relativo collegamento telematico, dice: “È stata l’unica persona negli Stati Uniti che Pamela Courson ha contattato da Parigi dopo la morte di Morrison. Ha organizzato, insieme a Pamela, il funerale e la sepoltura ma non vide il corpo di Jim essendo la bara già chiusa e provando avversione alla vista del suo amico morto.”



Bill Siddons nel 2008 durante un’intervista
Ha detto inoltre: “Abbiamo sepolto Jim correttamente.” e “E questa forse è la più grande conquista: assicurarsi che tutto si svolgesse in sordina fino a quando non fosse stato fatto correttamente. Non c’era nulla da nascondere ma sapevamo che cosa sarebbe successo perché avevamo appena avuto la stessa esperienza con Jimi e Janis.”
en.Wikipedia.org/wiki/Bill_Siddons

Dovremmo fidarci di Bill Siddons? Andò a Parigi per verificare che Jim Morrison fosse morto ma si rifiutò di guardare nella bara per identificarlo, “... ma non vide il corpo di Jim essendo la bara già chiusa e provando avversione per la vista dell’amico morto.”

Perché ha deciso di andare a Parigi, in Francia, per identificare il cadavere di Jim Morrison se era veramente incapace di guardare il corpo del defunto Morrison?



Bill Siddons, a sinistra, seduto a fianco di Jim Morrison, e Robbie Krieger in piedi dietro di loro
Non ci sono fotografie ufficiali del corpo di Jim Morrison scattate della polizia francese. In effetti, non c’è nessuna fotografia, di alcun tipo, del corpo di Jim Morrison. E Bill Siddons non ha mai visto il cadavere. Che prove ci sono quindi che Jim Morrison morì come è stato riportato? Se Siddons avesse guardato nella bara, avrebbe potuto constatare che Morrison era morto di morte violenta? O la bara era vuota? Oppure Morrison è stato rapito? Avete sentito parlare della misteriosa scomparsa di Christopher Bollyn e famiglia, della misteriosa scomparsa di Natalie Holloway , o del rapimento di Johnny Gosch ?

Secondo questo articolo, Bill Siddons aveva una relazione sentimentale con Lynette «Squeaky Fromme». Costei era un membro della famiglia di Charles Manson nel 1967, e fu arrestata per aver tentato di assassinare il presidente statunitense Gerald Ford nel 1975. Charles Manson, ovviamente, venne accusato di aver commesso gli omicidi del caso Tate-LaBianca, in cui il 9 agosto 1969 venne uccisa, tra gli altri, Sharon Tate che aveva sposato il regista Roman Polanski nel gennaio 1968.
Ulteriori informazioni su:

• lo stupro di una tredicenne da parte di Roman Polanski, qui;
• Squeaky Fromme, qui.


Non trovate interessante che Bill Siddons avesse una relazione sentimentale con Lynette «Squeaky Fromme», e Danny Sugarman abbia sposato Fawn Hall? La madre di Natalie Holloway inoltre ora ha una relazione sentimentale con il padre di JonBenét Ramsey! Sono coincidenze? O i criminali provano un’attrazione reciproca?

A creare ulteriore confusione, tutti e tre i restanti componenti dei The Doors hanno fatto dichiarazioni strane a proposito della tomba di Jim Morrison. Per esempio:

Ray Manzarek, ha detto, in una intervista recente, che quando era di fronte alla tomba [di Jim Morrison], “Sai, lì l’energia non c’era proprio.”

Robbie Krieger ha commentato che quando era davanti alla tomba [del cantante] aveva la sensazione che Jim Morrison non fosse lì.

John Densmore disse che pensava che la tomba era troppo corta per contenere il corpo di Jim Morrison.

Paul A. Rothchild
Paul Rothchild è nato nel 1935 e morì nel 1995 di cancro ai polmoni. È stato il produttore dei The Doors per cinque dei loro album discografici tra il 1967 e il 1971; decise di non produrre il loro ultimo album discografico, L.A. Woman, per via di un disaccordo con il gruppo musicale sulla direzione imboccata da quell’album discografico. Potete leggere altro sulla sua biografia qui.

Paul Rothchild, a sinistra, in piedi a fianco di Jim Morrison nel 1967

Paul Rothchild, al centro, con i membri del gruppo di musica rock detto Ars Nova.
(Cliccare sulla fotografia per ulteriori dettagli)

Nel 1981 Rothchild ha rilasciato un’intervista alla rivista BAM. A una domanda rispose in modo molto critico a proposito della parte scritta da Sugarman nel libro No One Here Gets Out Alive. Rothchild disse:
 “Danny Sugarman, (coautore del libro), è un accanito sostenitore dei The Doors che ha preso il manoscritto originale di Jerry Hopkins e lo ha distrutto. Non sono stato intervistato da Danny Sugarman ma da Jerry, il quale poi ha spacciato buona parte del resoconto della mia intervista per DICERIE messe in giro da altri. Sono FURIBONDO per via di quel libro, al pari di tutti gli altri citati in quel libro con cui ho parlato. Si tratta di un grande pezzo quanto a sensazionalismo che però si attiene molto poco ai fatti storici. È corretto nella forma generale, ma la figura di Jim è rappresentata in modo sensazionalistico, in modo piuttosto spettacolare, e le parti migliori di Morrison non sono riportate. Le persone che hanno veramente dato una mano alla carriera dei The Doors sono trattate in modo molto disinvolto, e, a mio parere, gli unici a essere dipinti in una luce positiva sono i groupie (*) e i lecchini [nel testo, sycophant] vicini a Danny Sugarman - lui stesso un groupie - che ronzavano attorno al gruppo musicale.”
In una domanda successiva ha commentato ulteriormente quel libro:
 “C’è solo una cosa in tutta la faccenda che mi dà fastidio; si tratta del libro di Danny Sugarman. Se oggi Jim Morrison fosse vivo, sarebbe livido nei confronti di quel libro. Non a causa delle verità raccontate ma per le menzogne asserite. Come quando Sugarman che cerca di sostenere la leggenda secondo cui Jim possa essere ancora vivo! Il che è una S#RONZATA pura, assoluta, e totale! Se Danny fosse seduto dove sei seduto te ora e avesse ascoltato Pam dopo il suo ritorno da Parigi, non tenterebbe di perpetuare questo mito  — ecco di cosa di tratta. Io e Pam eravamo amici molto cari. Pam si sedeva sul divano notte dopo notte, piangendo, nel dolore PIÙ PROFONDO, per la perdita di Jim. Notte dopo notte. Per lei divenne una mania. Alla fine si è tolta la vita per l’amore che provava per Jim.”
È possibile che Danny Sugarman promuovesse la leggenda secondo cui Jim Morrison sarebbe ancora vivo per coprirne l’assassinio e il modo in cui venne ucciso cosicché la gente non indagasse su quella morte? Danny Sugarman iniziò rispondendo, per conto dei The Doors, alle lettere degli accaniti sostenitori del gruppo musicale; successivamente diventò agente dei The Doors. Danny Sugarman era semplicemente un giovane innocente che idolatrava Jim Morrison, o era molto di più?

(*) Negli anni 1960 e successivi, le groupie erano ragazze che accompagnavano nei concerti le stelle della musica rock assecondandone con entusiasmo e anche sessualmente la vita sregolata.